Il provvedimento inserito nella bozza della Legge di bilancio 2020, che introduce un aumento del prelievo fiscale fino al 60% o al 100% sulle auto aziendali ad uso promiscuo, è iniquo e recessivo.
In questi giorni AQCF-RAPPRESENTANZA si è mossa a livello istituzionale presentando le proprie istanze e protestando per l’iniquità della misura sia con il Ministero dell’Economia che con esponenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

Si tratta di una misura  recessiva che, determinando un aumento importante della pressione fiscale su aziende e lavoratori, impoverisce la classe media e i lavoratori dipendenti, penalizza le aziende automotive e l’intera filiera, colpisce il rinnovo parco automobili circolante e rappresenta un freno per l’economia.

Come AQCF-R abbiamo chiesto il ritiro immediato del provvedimento che denota scarsa conoscenza del mondo automotive, fa cassa su circa due milioni di lavoratori dipendenti per 530 milioni di euro e penalizza pesantemente l’intera filiera dell’auto:

  • impatta sul mercato dell’auto in cui circa il 40% delle immatricolazioni è nel Noleggio Lungo Termine (NLT): nel 2019 si stimano circa 800.000 vetture in NLT e oltre un milione di vetture di proprietà aziendale;
  • l’auto aziendale non è un privilegio ma è soprattutto uno strumento di lavoro paragonabile a un computer o a un telefono cellulare. Nessun dipendente sarebbe disposto a farsi tassare per lavorare;
  • il 76% del mercato NLT è composto da auto di segmenti inferiori o medi (A, B, C) e solo per il 3% da auto di segmento superiore: questo provvedimento potrebbe determinare un crollo importante del mercato delle auto aziendali e causare una decrescita del mercato dell’auto (nell’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione, all’indotto e ai servizi collegati);
  • l’uso degli ammortizzatori sociali per dissaturazione degli stabilimenti produttivi aumenterebbe, richiedendo maggiori stanziamenti dal Ministero dello Sviluppo Economico per finanziare cassa integrazione, contratti di solidarietà e altri istituti;
  • il provvedimento penalizza il gruppo FCA e le aziende italiane, che pagherebbero più tasse sui beni aziendali;
  • colpisce in busta paga oltre due milioni di lavoratori;
  • determina ulteriori impatti fiscali su addizionali per l’aumento della tassazione;
  • si prevedono ripercussioni negative sulle politiche retributive di centinaia di migliaia di aziende di ogni settore che utilizzano l’auto aziendale come componente della retribuzione dei dipendenti;
  • infine ci domandiamo: elevare la percentuale di tassazione dal 30% al 60% o al 100% per l’assegnatario di una vettura aziendale in uso promiscuo è come sostenere che sia utilizzata prevalentemente o esclusivamente ad uso personale? Si pone forse un dubbio di legittimità del provvedimento.

Come AQCF-RAPPRESENTANZA stigmatizziamo questa proposta per le sue pesanti ricadute sul settore automotive e sull’economia italiana e ne chiediamo l’immediata revoca. Proponiamo invece la realizzazione di politiche concrete e infrastrutture a supporto dello sviluppo e del futuro dell’auto come importante settore dell’economia del nostro Paese.