La filiera automotive deve ripartire. Da dove?

Il Covid-19 avrà un impatto economico e sociale enorme, a livello globale.
Dal punto di vista economico ha colpito tutta “l’Italia che lavora” e quando riapriremo completamente, troveremo un tessuto economico fortemente depauperato, e in particolare, ancora meno propenso di prima, all’acquisto di nuove autovetture. Si verificherà probabilmente un’ipercompetitività tra i produttori, in un mercato fortemente in contrazione, e già prima in rallentamento.

Nel settore automotive, che in Italia vale il 7% del Pil, prima del Covid-19, qualche passo era stato fatto. Con i tavoli del ministro Patuanelli ci si stava orientando sulla transizione graduale verso le nuove motorizzazioni, superando quella fase che, lo scorso anno era orientata a stimolare unicamente la vendita delle auto elettriche, con il famigerato eco bonus-eco malus.

Oggi lo scenario è drasticamente cambiato.

L’autonoleggio, era l’unico comparto in crescita, fino alla pandemia, ora è quasi a zero.
Il mercato dell’autonoleggio valeva un terzo del mercato automobilistico: + 32% delle immatricolazioni a febbraio, +29% nell’autonoleggio a breve termine, +18% autonoleggio a lungo termine.
In marzo vi è stato il crollo verticale delle immatricolazioni: – 50.000 vetture e veicoli commerciali (rispetto ai + 57 mila dello scorso anno) e business a -90%.
Un danno enorme per un comparto che negli ultimi mesi aveva continuato la sua crescita.
Le concessionarie, già in gennaio e febbraio di quest’anno avevano chiuso con un -7%. Chiudono marzo con un -86%, aprile -98%. A fine aprile si registra un calo del venduto del 50% rispetto allo scorso anno. Nei prossimi mesi si stima che gran parte dei dealers potrebbe trovarsi in una situazione di grande difficoltà.

Le imprese del settore non sono state con le mani in mano: accorgimenti tecnici e industriali per poter consentire alla filiera di reggere l’impatto, e di andare avanti. Il problema è che per ripartire c’è bisogno di uno sforzo che non può essere solo del comparto.

I Gruppi FCA e CNHI hanno fermato gli impianti, investito in misure di sicurezza e riorganizzato la produzione e i flussi di lavoro, sono e noi tutti siamo pronti a ripartire, in assoluta sicurezza. Ma non basta, c’è bisogno anche dell’intervento del Regolatore. E se guardiamo al passato alcuni interventi hanno aiutato molto.

Il settore delle macchine agricole

Il mercato delle macchine agricole paga il prezzo dell’emergenza sanitaria, e nel mese di marzo segna cali vistosi.
A marzo, infatti, si è registrato un progressivo rallentamento delle attività produttive (con la chiusura spontanea, per ragioni di sicurezza, di numerose aziende della meccanica agricola), culminato poi con il blocco totale delle attività, a seguito del Decreto Ministeriale del 25 marzo. Sul bilancio del prossimo trimestre peserà, purtroppo, il blocco totale della produzione e commercializzazione dei macchinari che ha caratterizzato la prima metà di aprile. Anche in presenza di una riapertura dei siti industriali – rileva una nota di Feder Unacoma (Federazione Nazionale Costruttori Macchine per l’agricoltura) – i volumi prodotti saranno notevolmente ridotti, per la necessità di rispettare le norme di sicurezza e prevenzione all’interno degli impianti. Di conseguenza anche il mercato potrà disporre di minori quantitativi di macchinario, in un contesto che vedrà comunque una minore capacità di spesa da parte delle aziende agricole, a causa della congiuntura infelice. Le previsioni per il secondo trimestre indicano dunque, un perdurare della fase negativa, in attesa che l’arrivo della stagione estiva e l’attenuarsi dell’emergenza possano incoraggiare una ripresa più robusta delle attività nel comparto.

Il settore dei veicoli industriali

Effetto Coronavirus anche sul mercato dei veicoli industriali: in marzo secondo il Centro Studi e Statistiche di Unrae (Associazione delle case estere) le immatricolazioni sono state pesantemente in ribasso verso lo stesso mese del 2019, sulla base dei dati di immatricolazione forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Gli effetti dell’emergenza sanitaria sul mercato dei veicoli industriali si sono manifestati con tempestività. È difficile immaginare che il dato di mercato di fine anno, per i veicoli industriali, possa registrare un crollo contenuto rispetto al consolidato del 2019.
Di fronte all’incertezza circa la durata delle misure di contenimento in atto e le conseguenze che a catena ne discenderanno potrebbe rivelarsi realistica una previsione che raggiunga anche una perdita di mercato del 40%.

Il settore delle macchine per costruzioni

Nel primo trimestre del 2020 le macchine per costruzioni vendute sul mercato italiano sono state 2.701 con un calo del 15% rispetto al primo trimestre del 2019, secondo il dato diffuso ieri da Unacea (Unione Nazionale Aziende Construction Equipment & Attachments).
Nel settore delle macchine stradali il decremento registrato è maggiore: nel primo trimestre sono state vendute il 23% in meno rispetto allo stesso periodo 2019.
Riporto un commento del Presidente di Unacea Mirco Risi: «Si tratta di una flessione drammatica, perché i primi due mesi dell’anno avevano prodotto numeri decisamente positivi, mentre con marzo e l’inizio della crisi si è assistito a una vera e propria cancellazione del mercato interno ed estero.
Per non distruggere il tessuto economico italiano sono urgenti provvedimenti da parte del governo in materia di rilancio e velocizzazione delle opere pubbliche, mentre bisogna far sì che la liquidità arrivi realmente alle aziende, cosa che ancora non si è verificata».

Le aziende si sono mosse, servono però anche interventi delle Istituzioni: richieste e proposte al governo per la ripartenza fase due

  • Prevedere forme di incentivazione all’acquisto di automobili ad alimentazione tradizionale di nuova generazione. Bisogna dare ossigeno al settore dell’Auto a tutela dell’occupazione e delle imprese. Gli obiettivi sono far ripartire la domanda e avere meno disoccupati-cassintegrati possibili nella filiera Automotive.
  • Questo è il momento per un’azione più decisa, per incentivi che favorirebbero anche lo svecchiamento di tutto il parco auto italiano (il secondo più vecchio in Europa dopo quello greco), puntando anche su motori termici più recenti e meno inquinanti. L’automobile con il Covid-19 probabilmente ritornerà ad essere il mezzo di trasporto più usato, sia perché consente il distanziamento sociale, sia perché il trasporto pubblico non potrà gestire gli stessi flussi d’utenza di prima. Oltre alle previsioni di calo del mercato, questa emergenza economica andrà ad impattare fortemente sul portafoglio delle famiglie, sulla loro capacità d’acquisto e dunque bisognerà valutare anche il tipo di macchine che saranno vendute.
  • Ciò non significa sospendere il processo di de-carbonizzazione verso nuove tecnologie, ma significa avere risorse per superare questo periodo.
    In una situazione economica così delicata, pensare che si possa passare velocemente ad un tipo di motorizzazione alternativa è molto difficile, poiché tutte le macchine elettriche o plug-in costano per forza molto di più di una macchina endotermica. Inoltre sempre nell’ambito della filiera, una delle fonti principali di esportazione italiana è la componentistica, molto legata ancora alla vettura tradizionale. Cambiare dall’oggi al domani è impossibile.
  • Il Governo deve adeguarci all’Europa, renderendo la fiscalità dell’auto italiana identica a quella europea, e allineando anche la tassazione sulle auto aziendali alla media europea. In termini di deducibilità e detraibilità l’Italia è fanalino di coda.
  • Chiediamo attenzione alle istituzioni. L’automotive, il settore delle macchine agricole, il settore dei veicoli industriali e delle macchine a movimento terra, hanno necessità non solo di sostegno ma anche di strategia. Tutti noi siamo chiamati a cambiare le nostre abitudini, reimpostare la nostra vita. Anche a livello di politica industriale bisognerà ripensare la strategia, cambiando la visione e puntare alla concertazione allargata dell’intera filiera con Ministero del Lavoro, dei Trasporti, dello Sviluppo Economico. Dobbiamo ragionare in termini di filiera: produzione, componentistica, ricambi, vendite-dealer, autonoleggio, logistica, aziende di servizi. Tutta la filiera, in forte difficoltà, beneficerebbe dei provvedimenti di incentivazione.
  • Ci vogliono scelte coraggiose. Per la tutela dell’occupazione e per la sopravvivenza delle imprese automobilistiche, chiediamo all’Unione europea di congelare immediatamente le sanzioni della CO2 entrate in vigore a gennaio del 2020: il processo di de-carbonizzazione può aspettare, se sull’altro piatto della bilancia c’è la sopravvivenza dell’automobile europea. Recuperare la normalità significa dare il giusto tempo e la possibilità alle case automobilistiche di riacquistare le risorse necessarie per fare gli investimenti finalizzati alla riduzione dell’impatto ambientale.

Mobilità e Trasporto pubblico locale

Siamo in emergenza e per la fase due dobbiamo organizzarci perché tutti quelli che devono muoversi per fare funzionare le città e l’Italia, lo facciano nel modo più sicuro per loro e per impedire il contagio.

Tutti i player, pubblici e privati, dovranno fare la loro parte, superare le logiche settoriali, e dare vita a un sistema integrato, coordinato, orientato verso un obiettivo comune e convergente: la mobilità in sicurezza tra casa e ambiente di lavoro, e la garanzia di un servizio efficiente.

Le aziende si sono mosse adottando misure per la riorganizzazione dei processi produttivi e lo scaglionamento orario, il distanziamento, i DPI, la sanificazione per la sicurezza dei lavoratori, ma anche incrementando, ove possibile, l’utilizzo dello smart working.

Anche le Istituzioni devono fare la loro parte, per non vanificare gli sforzi del sistema produttivo e intervenire sulla mobilità

  • Bisogna garantire alle persone di raggiungere il posto di lavoro in sicurezza, sia durante il tragitto che alle fermate dei mezzi pubblici, senza dover passare ore alle fermate degli autobus o nelle stazioni a causa del contingentamento necessario per il distanziamento sociale.
  • Servono interventi in materia di trasporto pubblico locale che si integrino con le nuove necessità e le nuove regole del mondo produttivo e lavorativo che riparte, oltre che con le nuove necessità di viaggiare in sicurezza sanitaria. Dobbiamo lavorare per una forte collaborazione tra istituzioni, cittadini e imprese.
  • Le istituzioni locali e nazionali sono chiamate a fare la loro parte, con piani di riorganizzazione del trasporto pubblico locale e della mobilità, e con interventi strategici e mirati alla ripartenza del mercato e all’organizzazione del lavoro.
  • In alcuni mercati dei paesi nordici c’è la possibilità di integrare vari servizi di mobilità su un’unica piattaforma. Integriamo conoscenze e competenze nel settore mobilità e favoriamo gli investimenti per sistemi telematici avanzati che ottimizzino i flussi e in sicurezza.

Cerchiamo di dare una voce veramente unica e realmente forte all’economia italiana e ai settori industriali come l’automotive, la motoristica, i veicoli industriali, le macchine a movimento terra e le macchine per l’agricoltura.

Mai come adesso abbiamo bisogno di grande senso di responsabilità e di unità nell’affrontare questa seconda fase molto delicata per dare ossigeno a queste industrie, sia a livello occupazionale, che a livello imprenditoriale.