Gli anni Settanta, nel mondo del lavoro industriale, sono teatro di una crescente agitazione a difesa dei diritti dei lavoratori nelle fabbriche e degli aumenti salariali: sono anni in cui sale la protesta, si organizzano manifestazioni, scioperi e si verificano scontri con le forze dell’ordine. Viene approvata la legge n.300/1970, più nota come Statuto dei Lavoratori, aumenta il potere contrattuale dei lavoratori, si verifica un’inversione dei rapporti sindacato-industria, le relazioni industriali si inaspriscono.
Le fabbriche diventano il luogo di scontri sociali e politici, riflettendo le tensioni presenti nella società. Crescono le tensioni sociali, politiche ed economiche con conseguenze che saranno durature nella storia e nella comune percezione di quegli anni: si fa strada il terrorismo di matrice politica e ideologica, che compie sequestri e attacchi mirati.
In questo contesto sociale, nel 1974, nasce l’Associazione Quadri Capi Fiat, inizialmente negli stabilimenti come Coordinamento Quadri e Capi intermedi Fiat.
Solo negli anni Ottanta – quando la Marcia dei quarantamila proietta i Quadri e Capi Fiat nello scenario nazionale – si avrà una storica inversione di tendenza che darà vita a un nuovo modello di relazioni industriali in Italia.
Le tre fasi cruciali della crescita di AQCF
1. L’evento: la crisi Fiat e il blocco di Mirafiori (1980)
È l’11 settembre 1980 quando, alla fine di difficili trattative, Fiat annuncia il licenziamento collettivo di 14.469 lavoratori, in gran parte operai con sede a Torino. Il consiglio sindacale di Mirafiori, composto da diverse organizzazioni, proclama lo sciopero generale: lo stabilimento di Mirafiori viene chiuso, la produzione bloccata e l’ingresso picchettato. La linea scelta dai sindacati è quella dello scontro frontale: “O la Fiat molla, o molla la Fiat”.
Il Pci dà il sostegno politico nazionale per l’occupazione dei luoghi di produzione e Fiat cerca l’accordo per la cassa integrazione di 24 mila dipendenti ma i sindacati contestano i procedimenti di sospensione ritenendoli mirati.
A fare da sfondo a quel che accade a Torino c’è un clima di violenza politica che già si vive nelle maggiori città italiane da quasi un decennio.
La protesta sindacale si estende e si trasforma in lotta ad oltranza per 35 giorni, durante i quali pullman di delegati Cgil provenienti dalle città del nord Italia arrivano a Torino.
Dopo 35 giorni di stallo, una serie di figure professionali dello stabilimento fino ad allora non coinvolta fra le opposte fazioni, prende l’iniziativa e si mobilita.
2. La reazione: la marcia dei colletti bianchi
È il 14 ottobre 1980 quando i Capisquadra, i Capireparto e altri Quadri intermedi, dopo essersi riuniti in assemblea, si radunano. Sono 40 mila i lavoratori che si avviano in corteo dirigendosi verso la sede del municipio di Torino e manifestano contro il blocco dello stabilimento.
I colletti bianchi della Fiat guidati da Luigi Arisio decisero di sfilare in città allo slogan “Il lavoro si difende lavorando!”
Questa giornata suscita grande eco sulla stampa e nell’opinione pubblica: la Marcia dei quarantamila viene ritenuta una manifestazione antisindacale e rappresenta la protesta contro chi impediva, da 35 giorni, di entrare in fabbrica. La marcia infatti ha l’effetto d’imprimere un’imprevista svolta nelle trattative: Fiat ritira i licenziamenti ma mantiene la Cig a zero ore per 22 mila operai. Dal quel momento le relazioni tra azienda e sindacato cambiano radicalmente in Italia. Nel 1983 Luigi Arisio si candida e viene eletto alla Camera dei Deputati del parlamento italiano, assumendo l’incarico durante la legislatura di segretario della Commissione Parlamentare Lavoro.
Dopo la Marcia dei quarantamila, il Partito Comunista Italiano e i sindacati nei fatti si dichiarano sconfitti: il 15 ottobre firmano l’accordo per la Cig e la riapertura della fabbrica. Una sconfitta sindacale che avrà importanti conseguenze sul mondo del lavoro e sul sindacato.
La Marcia dei quarantamila è e sarà considerata un punto di svolta nelle relazioni industriali poiché ne determina un forte cambiamento in Italia: è il primo passaggio di un percorso che porterà a una profonda trasformazione nella società. Da quell’episodio in poi, i contorni netti del ruolo di motore delle trasformazioni sociali di operai e sindacato cominciano progressivamente a sfumare.
3. L’evoluzione
1974-1999
AQCF nasce come associazione per il coordinamento Quadri e Capi intermedi Fiat e proietta i Quadri e Capi Fiat sullo scenario nazionale.
Dal 1991 il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa (Fasif) assicura prestazioni integrative a quelle erogate dal servizio sanitario nazionale ai dipendenti, ai pensionati, ai prosecutori volontari e alle loro famiglie. E nel 1997 nasce il Fondo Pensioni Quadri e Capi Fiat (Fpq): in ambito previdenziale è l’unico esempio in Italia di fondo pensionistico chiuso per la specifica categoria dei professional e dei quadri.
2000-2010
Nel 2000 AQCF partecipa alle elezioni delle Rsu e presenta proprie liste con l’obiettivo di presidiare spazi e strumenti di rappresentatività istituzionali. È il 2002 quando, per una crisi profonda della Fiat, AQCF detiene un ruolo negoziale sottoscrivendo accordi con l’Azienda per ottenere migliori trattamenti economici in caso di Cig e mobilità.
Dal 2011 ad oggi, Ccsl e rappresentanza
Nel 2011 AQCF partecipa alla stesura definitiva del Contratto Collettivo Specifico di Lavoro 2011 in collaborazione con altri sindacati firmatari dell’intesa e l’anno seguente ottiene oltre il 50% delle Rappresentanze sindacali aziendali eleggibili, con circa 85 mila lavoratori interessati al voto. AQCF è una presenza attiva al tavolo di negoziazione nazionale per i rinnovi contrattuali e al tavolo ministeriale sulla crisi dell’automotive.
I successivi rinnovi del contratto collettivo specifico di lavoro coprono il 2013-2014, 2015-2018, 2019-2022, 2023-2026.
In questi anni gli scenari socio-economici sono in continuo fermento, i mercati cambiano molto rapidamente e con estrema volatilità: AQCF resta al passo con i tempi, cresce, si evolve, aggiorna lo statuto e crea AQCF-Rappresentanza e AQCF-Professionale.
AQCF-R partecipa attivamente al tavolo di negoziazione nazionale per definire, nel corso dei vari rinnovi, un nuovo sistema retributivo e nuovo inquadramento, la costituzione di commissioni paritetiche azienda-sindacato, il welfare aziendale e migliori condizioni di lavoro, lo smart working, un migliore bilanciamento tra vita privata e lavoro, l’incremento delle indennità per funzioni direttive.
La rappresentatività nazionale oggi
- AQCF-R è tra le organizzazioni di rappresentanza firmatarie del nuovo Contratto Collettivo Specifico di Lavoro 2023-2026 per le aziende appartenenti ai Gruppi Stellantis, Cnh Industrial, Iveco Group e Ferrari.
- Il contratto affronta una problematica urgente che sta divenendo strutturale, come la perdita del potere d’acquisto degli oltre 70 mila dipendenti dei gruppi in Italia, a seguito del forte rialzo dell’inflazione nel 2022.
- Il rinnovo del Ccsl introduce aumenti salariali significativi (11% nel biennio), erogazioni una tantum, miglioramento del premio di risultato, aggiornamenti nelle parti relative a normativa, orari, tutela in caso di violenza di genere, diritto allo studio, e dopo 25 anni, l’Indennità funzioni direttive viene aumentata di oltre il 10 percento.
- Con la vertenza Magneti Marelli si raggiunge un importante risultato: Tecnomeccanica ha ottenuto l’esclusiva per l’acquisto del sito di Crevalcore, sulla base delle migliori garanzie occupazionali offerte rispetto a Niche Fusina. È previsto l’assorbimento di almeno 152 dei 220 lavoratori, con investimenti per 22 milioni di euro fino al 2027.



Gli impegni futuri
- La filiera automotive, tra pochi anni, vedrà prevedibilmente decine di migliaia di posti di lavoro persi. I produttori che escono più forti dopo una crisi sono quelli che si organizzano prima dell’arrivo della crisi, non quelli che reagiscono durante la crisi. Sono necessarie azioni per il rilancio della produzione di veicoli in Italia e azioni nelle fabbriche e negli enti di staff per la riqualificazione delle competenze e delle professionalità.
- I fornitori del settore automobilistico soffrono l’interruzione delle supply chain catene e il forte aumento dei costi dei materiali e dell’energia.
- L’attenzione dei produttori è rivolta alla riconversione verso la mobilità elettrica e ai progressi verso la neutralità climatica.
- Sono necessari rigorosi programmi di efficienza e trasformazione: diventare più flessibili per poter gestire meglio i cambiamenti futuri.
- Saranno fondamentali i miglioramenti strutturali e le modifiche ai modelli distributivi.
Come AQCF-R siamo impegnati in azioni unitarie per salvaguardare l’occupazione e le fabbriche italiane attraverso:
- Ministero delle Imprese e del Made in Italy: presenza al “Tavolo automotive” del Mimit sul nuovo piano incentivi assieme al governo e ai principali rappresentanti delle imprese del settore, oltre alle organizzazioni sindacali della filiera automotive.
- Richiesta di intervento governativo per tutelare un patrimonio industriale italiano con un peso importante sull’occupazione e nell’economia nazionale.
- Denuncia della riduzione della produzione per evidenziare la necessità di piani industriali robusti.
- Mobilitazione unitaria per affrontare la crisi.
- Proclamazioni di sciopero per dare voce ai lavoratori.
- Conferenze stampa, comunicati e interviste sui quotidiani per informare l’opinione pubblica.
Facciamo sistema per rilanciare la produzione e tutelare l’occupazione. Ogni giorno siamo a fianco dei nostri colleghi, sui luoghi di lavoro, e grazie all’impegno di tutti i nostri associati e delle nostre Rsa, siamo un riferimento per tutti i lavoratori dei gruppi Stellantis, Cnh Industrial, Iveco, Ferrari, che credono in noi, che ci scelgono per professionalità, dialogo e partecipazione, che si riconoscono nel nostro mondo fatto di condivisione, rappresentanza e propositività.