Si è riunito a Roma il 13 ottobre il gruppo di lavoro del Tavolo automotive presso il Ministero dello sviluppo economico, presieduto dal vice ministro Gilberto Pichetto Fratin.
L’incontro è stato indetto con la finalità di condividere i contributi di tutti gli stakeholders in merito all’andamento del mercato automotive negli ultimi anni; inoltre di ricevere eventuali proposte sui sistemi di incentivazione, gli ammortizzatori sociali come cassa integrazione ordinaria o straordinaria, l’accompagnamento dei lavoratori a nuove professionalizzazioni per portare a compimento la transizione ecologica, nonché forme di sostegno alle imprese della filiera strette nella morsa di numerose incognite e difficoltà concomitanti (semiconduttori, plastiche, acciaio, pesante congiuntura economica nazionale e globale, pandemia). E in questo momento gli ammortizzatori sociali si rivelano uno strumento strategico anche per la tenuta del sistema economico perché tengono in vita le aziende.
“Il Mise sta valutando la possibilità che l’ecobonus diventi una misura strutturale, senza quindi la necessità di un rifinanziamento annuo” ha annunciato Pichetto che ipotizza “una misura di almeno tre anni, dal 2022 al 2024, in totale tre miliardi per accompagnare il passaggio dall’endotermico all’elettrico”.
Tra le proposte avanzate, in primis la convinzione che sia un errore vietare o eliminare una singola tecnologia: il motore a combustione di per sè non è dannoso ma lo sono i combustibili fossili se usati in maniera eccessiva o inadeguata.
Inoltre sembra che, a riguardo della costruzione di infrastrutture capillari di ricarica, secondo recenti studi della Commissione europea, non si raggiungerà il target previsto per il 2035. La transizione energetica necessita di una rete di infrastrutture che i governi devono impegnarsi a realizzare per consentirne l’attuazione, pena pesanti ripercussioni a livello economico, di area geografica – è forte il rischio di delocalizzazioni produttive in aree non interessate dagli obiettivi ambientali – e a livello sociale.
L’Unione europea ha scritto le regole e definito i parametri per la decarbonizzazione ma servono anche i fondi per le aziende che devono riconvertirsi e investire in nuove tecnologie per una nuova fase di industrializzazione.
Nel medio-lungo periodo, tra le alternative alle batterie tradizionali al litio ci sono gli investimenti sulle pile a combustibile, dette anche celle a combustibile (fuel cells), dispositivi elettrochimici che consentono di ricavare energia elettrica, da sostanze come idrogeno ed ossigeno, senza combustione termica.
Sarebbe dunque necessario e prioritario, in questa prima fase di transizione, puntare a rilanciare la domanda di mercato favorendo il ricambio dell’attuale parco circolante. Come anche accelerare le gare pubbliche per procedere con tempestività all’aggiudicazione delle stesse. E infine, ma non meno importante, favorire il prodotto costruito in Italia per sostenere le imprese a non chiudere assieme a lavoratori e famiglie.