Ciò che sta accadendo a Termoli riflette le profonde contraddizioni di una transizione mal concepita da una politica europea incapace di accompagnare una transizione socialmente sostenibile, la incapacità dell’Italia di salvaguardare l’industria dell’auto in una fase cruciale come quella che stiamo attraversando, nonché la mancanza di chiarezza e di garanzie da parte di ACC e di Stellantis. Il rinvio sine die del progetto di realizzazione della fabbrica di batterie da parte di ACC rischia difatti di far naufragare un progetto essenziale non solo per Termoli ma per tutta la filiera dell’auto in Italia.
Innanzitutto chiediamo a Stellantis di assumersi le sue responsabilità come principale socio e cliente di ACC, nonché di allocare, nell’attuale fabbrica di meccaniche di Termoli, nuovi motori in grado di salvaguardare l’occupazione nei prossimi anni, dato che nel migliore dei casi avremo bisogno di un lasso di tempo più lungo per la conversione verso la produzione di batterie.
Inoltre chiediamo al Governo di intervenire tempestivamente per evitare che ACC abbandoni l’Italia. Sono da salvaguardare i 350 milioni di euro stanziati per il progetto della gigafactory e sono da affrontare alcuni temi di fondo come le condizionalità e le dovute garanzie sociali e la competitività italiana a iniziare dal costo dell’energia. Siamo in una fase decisiva delle ricollocazioni produttive, anche a causa delle drammatiche vicende che stanno sconvolgendo il quadro internazionale, e dunque l’Italia deve giocare ad armi pari con le altre potenze industriali.
Riguardo l’incontro di settembre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, come sindacato siamo pronti sia a negoziare sia a mobilitarci, perché siamo consapevoli che la partita che stiamo giocando non è solo sindacale ma anche politica, una partita decisiva per il futuro di Termoli, dell’automotive e dell’Italia.