La legge di Bilancio approvata in via definitiva prevede che l’imposta sulle auto aziendali sarà commisurata al tasso di emissioni del veicolo e riguarderà le nuove immatricolazioni con effetto dal primo luglio 2020: il prelievo fiscale sarà del 25% per le auto con emissioni di Co2 inferiori a 60 grammi per chilometro, e del 30% per quelle tra 60 e 160 grammi per km.
Per i veicoli con emissioni inquinanti superiori a160 e fino a 190 grammi la precentuale passa al 40% nel 2020 e salirà al 50% dal 2021. Per tutte le auto con emissioni superiori ai 190 grammi la percentuuale sale al 50% dal 2020 e aumenta al 60% dal 2021.
Come AQCF-R, nonostante la misura sia stata rimodulata rispetto al sua formulazione iniziale, riteniamo che la misura continui ad essere penalizzante per la filiera dell’automotive, i lavoratori e l’occupazione in Italia. Continueremo ad agire in tutte le sedi interessate per chiederne la totale cancellazione.
In Italia la priorità in questa delicata e complessa fase di transizione verso la mobilità sostenibile (che riguarda l’intera Europa) è la creazione di una rete di infrastrutture sempre più efficiente e capillare, grazie alla quale superare la “range anxiety” ovvero il timore che un veicolo (il termine si riferisce soprattutto a quelli a propulsione elettrica) non abbia l’energia sufficiente per arrivare a destinazione.
Le istituzioni – a partire dai governi dei paesi europei, il nostro compreso – assieme alla richiesta di ridurre le emissioni nel settore automotive e dunque di un passaggio molto veloce alla mobilità elettrica, devono svolgere un loro ruolo nel provvedere a favorire la diffusione e l’espansione dei veicoli elettrificati a partire dalla creazione delle necessarie reti infrastrutturali fino a formare nell’opinione pubblica la consapevolezza del maggiore costo dell’elettrico rispetto alle propulsioni a combustione.