L’effetto pandemia si fa sentire nella fabbrica lucana, linea Renegade e 500X ferma dall’11 al 30 giugno, buone notizie per la linea ibrida. I sindacati chiedono al governo più risorse per gli ammortizzatori sociali e incentivi per rilanciare il mercato.
La direzione dello stabilimento FCA di Melfi ha comunicato nel pomeriggio alle Organizzazioni Sindacali di aver richiesto la cassa integrazione dall’11 giugno al 30 giugno per sopperire alla fermata produttiva delle attività svolte sulla linea Renegade e 500X. Invece, per quanto riguarda le attività legate alle versioni ibride di Compass e Renegade, la direzione aziendale ha annunciato un incremento della produzione e ciò consentirà che la stessa possa essere svolta su due turni di lavoro e dunque con la costituzione di una seconda squadra. Confermato, infine, il piano degli investimenti già programmato per lo stabilimento lucano.
Lo fanno sapere le segreterie regionali di Fim, Uilm, Fismic, UglM e Aqcf-R che hanno chiesto all’Azienda un’attenta e giusta rotazione dei lavoratori con un occhio di riguardo per le situazioni familiari di maggiore fragilità.
“Ormai è chiaro che l’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla filiera metalmeccanica diventa ogni giorno più pesante e che si corre il rischio di compromettere un settore nevralgico per l’economia del Paese che occupa 1,6 milioni di addetti. A Melfi e in Basilicata queste criticità sono sempre più evidenti e gli strumenti messi in campo dal governo ad oggi risultano ancora insufficienti ad arginare il contraccolpo causato dalla pandemia e da una crisi economica che per dimensioni ed effetti si annuncia molto più grave di quella affrontata negli anni 2008-2012”.
“Fim, Uilm, Fismic, UglM e Aqcf-R con grande senso di responsabilità hanno contribuito alla tenuta del tessuto industriale lucano, preservando i livelli occupazionali e le professionalità esistenti, ma il sistema da solo non può reggere. Nell’automotive, oltre agli investimenti per la svolta ecologica, servono subito nuovi ammortizzatori sociali che consentano alle aziende e ai lavoratori di superare questo periodo di forte crisi generata dall’emergenza epidemiologica”.