In questi giorni sono circolate notizie, attraverso le principali testate giornalistiche, relative a una possibile cessione del gruppo Iveco al colosso indiano Tata Motors. Tali indiscrezioni, che si aggiungono all’annuncio dello spin-off della divisione Iveco Defence previsto entro l’anno 2025, stanno destando preoccupazione crescente tra i lavoratori e le rappresentanze sindacali, soprattutto in assenza di comunicazioni ufficiali.

Iveco è molto più di un’azienda: è una parte fondamentale della storia industriale del nostro Paese, con radici che affondano in una lunga tradizione meccanica e manifatturiera. Nel corso degli anni, ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo del settore dei veicoli commerciali e della difesa, rappresentando un’eccellenza del Made in Italy a livello globale.

La presenza di Iveco in Italia ha generato valore economico, competenze e innovazione, diventando un punto di riferimento strategico per l’intero comparto industriale nazionale.
Alla base di questo successo c’è un capitale umano qualificato, motivato e profondamente legato all’azienda.

Oltre 14 mila persone in Italia contribuiscono ogni giorno, con professionalità e passione, allo sviluppo, alla produzione, alla vendita e all’innovazione dei prodotti Iveco: ingegneri, tecnici e ricercatori nei centri di sviluppo e innovazione; operai e specialisti altamente qualificati negli impianti produttivi; professionisti nella rete commerciale e post-vendita; personale impegnato nella sostenibilità e nella transizione tecnologica. Questo patrimonio umano rappresenta un valore strategico che va tutelato e valorizzato, non disperso.

Alla luce delle notizie emerse, ribadiamo con spirito costruttivo la necessità di:

  • aprire un confronto urgente presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per condividere scenari e prospettive;
  • ricevere da parte dell’azienda un chiarimento puntuale sui piani relativi allo spin-off della divisione Defence e sulle indiscrezioni riguardanti una possibile cessione del gruppo.

La nostra richiesta non nasce da una logica di contrapposizione, ma dalla volontà di proteggere un patrimonio industriale e umano che ha dato tanto al Paese e che può continuare a essere protagonista, anche in una transizione sempre più incerta e complessa.