Il settore automotive europeo e italiano sta attraversando una delle fasi più complesse della sua storia. Le incertezze generate da una gestione confusa della transizione ecologica e la mancanza di una strategia industriale coerente a livello europeo stanno mettendo in difficoltà l’intera filiera, dalle grandi case automobilistiche fino alle piccole imprese dell’indotto.
Le scelte incoerenti e contraddittorie dell’Unione Europea, spesso dettate più da logiche ideologiche che da una visione industriale, hanno prodotto effetti negativi che oggi spingono gruppi globali come Stellantis a investire altrove, penalizzando l’Italia e l’Europa.
Nel frattempo, abbiamo perso tantissime professionalità, competenze tecniche e capitale umano, frutto di decenni di esperienza e di una tradizione industriale che ha fatto scuola nel mondo.
Ricostruire fiducia
Oggi è necessario ricostruire fiducia anche verso il cliente che appare sempre più disorientato da norme, modelli e scelte di mercato spesso contraddittorie.
L’aver abbandonato la nostra tradizione motoristica centenaria ha indebolito non solo il settore ma anche l’immagine stessa dell’industria italiana ed europea.
Negli ultimi anni, è mancato equilibrio. La spinta alla transizione ecologica, pur animata da buone intenzioni, è stata gestita senza il necessario buonsenso, realismo economico e attenzione sociale.
La transizione non può gravare sui più deboli
Una parte della politica e delle istituzioni europee ha sottovalutato le conseguenze sociali di un cambiamento troppo rapido, dimenticando che le famiglie e i lavoratori non hanno le stesse risorse delle grandi imprese.
Quando si parla di incentivi e di elettrico, non si può ignorare che per molti cittadini cambiare auto non è una scelta, ma un lusso fuori portata.
La transizione, se davvero vuole essere giusta, non può gravare sui più deboli: va accompagnata con politiche inclusive e con un’attenzione concreta a chi oggi rischia di essere lasciato indietro.
Rafforzare l’intera comunità aziendale
Difendere i lavoratori del settore è la prima forma di giustizia industriale e sociale che l’Europa e le imprese devono garantire.
Nel percorso di rilancio del settore, è fondamentale riconoscere che il valore di un’azienda non risiede solo nelle linee di produzione, ma anche nelle persone che le fanno funzionare ogni giorno. Il mondo dell’auto vive grazie a una catena di competenze interconnesse: dagli operai che assemblano, ai tecnici che progettano, fino ai quadri e agli impiegati che gestiscono, pianificano e innovano. Il settore impiegatizio e i quadri aziendali rappresentano un patrimonio strategico di conoscenze, responsabilità e relazioni: figure che assicurano continuità, qualità e visione nei processi industriali. Valorizzare il loro ruolo significa rafforzare l’intera comunità aziendale, promuovendo coesione, motivazione e senso di appartenenza.
In un momento in cui l’industria affronta trasformazioni profonde, nessuna categoria può essere lasciata ai margini: il rilancio passa dal riconoscimento e dall’integrazione di tutte le professionalità che compongono la filiera, ciascuna con la propria specificità e il proprio contributo.
Una svolta culturale e strategica
In questo contesto la scelta del nuovo amministratore delegato Antonio Filosa di richiamare figure come Mauro Pino, Emanuele Cappellano e Francesco Ciancia segna una svolta culturale e strategica: il ritorno di una generazione di manager cresciuti all’interno della “scuola Marchionne” e formati su valori solidi come la presenza costante sul campo, l’impegno, la competenza, la vicinanza alle persone nei luoghi del lavoro.
Dopo anni di strategie fortemente globalizzate e spesso distanti dalle radici storiche del gruppo, queste decisioni vanno nella direzione di riportare al centro la cultura industriale di Fiat Chrysler, fatta di pragmatismo, attenzione alla qualità e visione di lungo periodo.
Un segnale importante, che può restituire fiducia a chi ogni giorno contribuisce al successo dell’azienda, dentro e fuori le fabbriche.
Identità, immagine, orgoglio industriale italiano
In questa visione, marchi come Maserati e Alfa Romeo assumono un ruolo fondamentale. Non solo per il loro valore produttivo, ma per ciò che rappresentano in termini di identità, immagine e orgoglio industriale italiano.
Sono marchi che incarnano la tradizione, la tecnologia e lo stile del nostro Paese nel mondo. Rilanciarli significa dare un messaggio forte di fiducia nelle capacità del sistema Italia: un segno di continuità con la nostra storia e di apertura verso un futuro in cui qualità, eleganza e ingegneria possano tornare a essere il simbolo della rinascita del settore automotive europeo.
È necessario che l’industria dia segnali immediati di fiducia
Come AQCF-R crediamo che l’incontro del 20 ottobre con l’amministratore delegato Antonio Filosa rappresenti un passaggio decisivo per aprire una nuova fase di dialogo e di rilancio. Non serve una contrapposizione: serve una visione comune che ridia speranza ai dipendenti, alle famiglie, e a tutti quei cittadini che, negli anni, hanno creduto e investito nel valore industriale e umano di questa azienda.
Cosa si può fare subito
Chiediamo a Stellantis e al suo management di:
- Confermare e accelerare il lancio dei nuovi modelli ibridi in Italia, garantendo che ogni stabilimento possa avere una missione produttiva chiara e sostenibile.
- Stabilizzare l’occupazione e ridurre la cassa integrazione, dando segnali concreti di fiducia ai lavoratori e alle loro famiglie.
- Rilanciare la ricerca e sviluppo in Italia, valorizzando i centri di eccellenza e riportando competenze strategiche oggi trasferite o ridotte in altri Paesi.
- Riconoscere e valorizzare pienamente il ruolo di tutti i lavoratori, dagli operai, dai tecnici, ai quadri e agli impiegati, come parte integrante della crescita aziendale e industriale.
- Rilanciare i marchi Maserati e Alfa Romeo come ambasciatori della qualità e della capacità italiana nel mondo, combinando innovazione e tradizione.
- Dialogare in modo costruttivo con Governo e Unione Europea, per sostenere una revisione delle politiche ambientali e industriali che oggi rischiano di danneggiare il cuore manifatturiero del continente.
Servono segnali chiari e coerenti, capaci di tradurre gli impegni in fatti concreti
Il settore automotive è una parte essenziale dell’identità industriale europea e un pilastro del benessere di milioni di famiglie.
L’Italia non chiede privilegi, ma una politica industriale coerente e un impegno serio da parte delle imprese.
AQCF-R è pronta a collaborare con l’azienda, le istituzioni e le altre organizzazioni sindacali per costruire una transizione che non lasci indietro nessuno: non le fabbriche, non le persone, non i territori.
Oggi non serve scegliere tra ecologia e industria, ma tra immobilismo e futuro.
E il futuro si costruisce insieme, con responsabilità e visione.