Delicata fase di transizione tecnologica verso una mobilità sostenibile, pesante crisi del mercato automotive, fiscalità inadeguata e penalizzante rispetto ad altri paesi europei, e infine pandemia: elementi che si sono sommati, contemporaneamente, nel nostro Paese, creando una situazione gravissima per l’automotive e per l’occupazione – sostiene il Segretario Generale di AQCF-R Giovanni Serra. E inoltre prosegue: il momento è cruciale per ripensare radicalmente le politiche industriali e le modalità di programmazione di un settore che in Italia vale oltre il 6% del PIL e occupa alcune centinaia di migliaia di lavoratori. Serve una strategia-Paese che aggreghi tutti i players della filiera, superando la logica degli interventi singoli, a favore di una visione sistemica e di lungo periodo. Servono strategie condivise tra filiera industriale e decisori politici.
È necessario comprendere nel pronfondo tutti i risvolti – economici, sociali, industriali, tecnologici, infrastutturali – di questo momento drammatico per le sorti dell’economia e del lavoro nel nostro Paese e coinvolgere le categorie economiche, le parti sociali, le istituzioni per disegnare una vera e propria strategia per il sistema-automotive-Italia. Serve una politica industriale capace di dare risposte tempestive, creando un ecosistema funzionale alle richieste di innovazione dalle tendenze in essere, capace di individuare gli snodi tecnologici e regolamentari e di intervenire su questi con strumenti efficaci in grado di agire positivamente sull’intera catena del valore.
FCA ha confermato il proprio piano industriale in Italia nonostante lo stop creato dalla pandemia. Un segnale senza dubbio importante, secondo Serra, che ribadisce l’impegno dell’Azienda nei confronti degli stabilimenti italiani.
In vista della prossima fusione tra FCA e PSA con la nascita di Stellantis, uno dei più importanti gruppi automobilistici a livello globale – si devono cercare le soluzioni possibili per superare gli attuali punti di criticità, in una logica di sistema, e individuare le migliori sinergie attuabili con FCA nell’ottica win-win: cogliere e valorizzare le opportunità della fusione, generare ricadute positive sull’intera filiera automotive, sugli stabilimenti italiani dei gruppi e sull’occupazione diretta e dell’indotto. Le sinergie fanno parte delle strategie industriali, ma occorre che siano bilanciate tra società per non creare squilibri economici ed occupazionali locali e nazionali.
Abbiamo appreso dagli organi di stampa la comunicazione di FCA ad alcune aziende dell’indotto, di aver avviato con PSA discussioni per potenziali progetti di cooperazione sul segmento B, separatamente da qualsiasi negoziato sulla fusione, a conferma della volontà di condivisione della piattaforma francese Cmp di Peugeot Société Anonyme.
Ciò ha allertato le aziende italiane dell’indotto, soprattutto piemontesi, preoccupate di perdere forniture e appalti su una piattaforma francese. Da quanto appreso dagli organi di stampa, FCA ha ribadito a tal proposito, tramite il responsabile delle attività europee dott. Pietro Gorlier, la centralità dell’area piemontese, confermando gli impegni assunti per la valorizzazione della filiera nazionale e il coinvolgimento anche nei nuovi progetti delle competenze italiane.
A Torino, dove la giunta non perde occasione di promuovere la mobilità sostenibile anche con biciclette elettriche e monopattini, abbiamo chiesto una comunicazione più prudente da parte del Comune per non rallentare ulteriormente il settore dell’automotive. Lo ha fatto ieri il Coordinatore territoriale di AQCF-R Fabrizio Amante, che si è rivolto direttamente alla sindaca Chiara Appendino e ai consiglieri di maggioranza che in innumerevoli occasioni hanno manifestato contrarietà all’uso dell’auto a favore di una mobilità alternativa. “Un’amministrazione che demonizza l’auto, crea disagio” – ha dichiarato Amante. “Ci sono migliaia di lavoratori coinvolti, con le loro famiglie: tantissime persone vivono grazie a questo settore. Una comunicazione più prudente e un cambio di strategia a livello locale potrebbero aiutare a invertire la tendenza”.
Per quanto riguarda sugli incentivi alla rottamazione, utili allo svecchiamento del parco circolante italiano (uno dei più vecchi in Europa), sono uno strumento finalizzato a risvegliare la domanda nel mercato interno e sostenere l’occupazione, in chiave congiunturale. Li abbiamo fortemente sollecitati in più occasioni e su più tavoli ma ci aspettavamo incentivi commisurati a quelli erogati da altri paesi europei e un intervento più incisivo da parte del governo per la più importante filiera produttiva italiana – incalza il Segretario Generale. Abbiamo a disposizione 50 milioni di euro a cui si aggiungeranno forse altri 500 milioni per l’ecobonus.
La Francia ha investito 8 miliardi nell’automotive per diventare il primo produttore auto elettriche in 10 anni con l’obiettivo di un milione di auto elettriche prodotte nel 2021 e concedendo incentivi all’acquisto trasversale, non solo sull’elettrico. In Germania il piano-auto vale in totale 130 miliardi con la concentrazione degli interventi sull’elettrico e lo stanziamento di 5 miliardi per gli incentivi all’acquisto di automobili.
Per garantire il rilancio del mercato interno e costruire una nuova competitività del sistema industriale italiano post-covid serve una strategia complessiva e globale, che preveda azioni strutturali e ramificate in tutta la filiera, per pianificare oggi il futuro dell’automotive e del lavoro nell’automotive in Italia.
Riteniamo dunque urgente che il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli convochi le parti sociali per riavviare il Tavolo dell’automotive, per una verifica congiunta delle risorse disponibili, a partire dai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea e considerando l’ulteriore elemento di novità costituito dalla prossima nascita del gruppo Stellantis.