È stata siglata oggi con Marelli una duplice intesa che prevede di affrontare i 550 esuberi, di cui cento fra i dirigenti, con strumenti unicamente volontari, attraverso l’utilizzo delle dimissioni incentivate e del contratto di espansione che dovrà successivamente essere siglato presso il Ministero del Lavoro.
L’intesa garantisce la presenza delle attività del Gruppo in Italia, sia dal punto vista industriale che occupazionale e impegna l’azienda ad avviare un percorso con i sindacati, volto ad affrontare, per ogni singola divisione, la verifica delle missioni produttive degli stabilimenti, delle attività di ricerca e sviluppo, e di staff.

Il contratto di espansione darà l’opportunità a massimo 350 persone, di uscire anticipatamente per agganciare la pensione entro cinque anni. Dal 15 febbraio 2022 sarà possibile aderirvi con una pre-adesione volontaria, fino al 30 giugno. L’indennità sarà pari al trattamento pensionistico al momento dell’uscita. Inoltre nello stesso contratto di espansione sono previste assunzioni in rapporto di un terzo delle uscite (massimo 117, se si realizzeranno tutte le uscite, di cui circa 90 fra i somministrati oggi presenti a Bari e ad ALI Venaria, con circa 30 ingegneri nelle aree di R&D), nonché piani formativi che saranno poi dettagliati nella versione definitiva da siglare in sede ministeriale.

Le dimissioni incentivate non saranno seguite dalla Naspi o da altro trattamento di disoccupazione, in quanto non sono state precedute dall’apertura di procedure di licenziamento e dunque sono qualificate come uscite volontarie in senso stretto. Le uscite volontarie incentivate saranno massimo 200 e la loro somma con le uscite del contratto di espansione non potrà superare i 450 (i cento dirigenti saranno conteggiati e gestiti a parte).

Le uscite potranno avvenire dal 15/02/2022 fino al 30/06/2022, nel rispetto delle esigenze tecnico-organizzative, vale a dire in subordine al fatto che la propria posizione sia potenzialmente rientrante fra le eccedenze. L’incentivo varierà per qualifica e anzianità: per il personale con massimo cinque anni di anzianità aziendale, l’incentivo sarà pari a 24 mensilità di retribuzione lorda e in ogni caso per gli impiegati e quadri non inferiore a 50 mila euro, e per gli operai non inferiore a 40 mila euro; per il personale con oltre cinque anni di anzianità aziendale, l’incentivo sarà pari a 36 mensilità di retribuzione lorda, in ogni caso per gli impiegati e quadri non inferiore ai 100 mila euro e per gli operai non inferiore a 70 mila euro. Per chi uscirà entro il 30 aprile 2022 sono previsti ulteriori 20 mila euro. Le suddette mensilità di incentivo, ferme restando le cifre minime, saranno rimodulate nel caso in cui la persona sia a meno di tre anni dal pensionamento.

È anche previsto il principio della mobilità interna all’azienda, per consentire passaggi da mansioni potenzialmente in esubero a mansioni rese libere dalle suddette uscite. Infine sono previsti il monitoraggio a livello nazionale, ma anche a livello di unità produttiva, dell’esecuzione degli accordi, sia nella parte relativa alle uscite, sia in quella relativa alla formazione e alle assunzioni.
Sarà fondamentale l’applicazione del principio della mobilità interna, per realizzare un’effettiva volontarietà delle uscite e per riequilibrare il personale nelle funzioni legate alle nuove tecnologie.

Si tratta di un accordo positivo che ci ha consentito di approfondire le missioni industriali dei siti e che scongiura il rischio di esuberi unilaterali utilizzando gli strumenti oggi a disposizione. È evidente però che sono necessari ulteriori strumenti specifici, di tutela delle attività industriali e di salvaguardia dell’occupazione.
Per affrontare la fase di crisi e la transizione è urgente che il Governo convochi sindacati e il sistema delle imprese affinché il cambiamento in atto diventi un’opportunità di rilancio del settore e di sviluppo dell’occupazione nel nostro Paese.