Si è concluso oggi a Modena il ciclo di approfondimento dedicato al piano industriale CNHI 2020-2024. Oggi nel plant di Modena l’incontro era dedicato al settore delle macchine agricole, alla presenza del responsabile globale Derek Neilson.
CNHI confida di avere dinanzi a sé un periodo di crescita, grazie alla forza dei marchi e alla presenza in tutti i mercati mondiali con una solida rete di distribuzione. In Europa ciò si traduce nell’obiettivo di diventare i primi player, dal secondo posto attualmente occupato, benché la situazione sia molto complessa a causa degli scontri commerciali, della riduzione dei sussidi all’agricoltura e delle tensioni geopolitiche fra cui l’incognita della Brexit. Le linee di azione prefissate consistono nel riposizionamento dei brand, nell’ulteriore rafforzamento della distribuzione, nella capacità di puntare su qualità e affidabilità, nella riduzione dei costi, nella riduzione della complessità della gamma dei prodotti.
Passando alle ricadute per gli stabilimenti italiani, è prevista l’assegnazione di nuovi modelli con un investimento di 100 milioni in tali nuovi prodotti, modelli non solo concepiti nel nostro Paese, ma da produrre a Jesi con il supporto di Modena.
La missione produttiva di Jesi resta pressoché invariata e quindi focalizzata sulla gamma media e leggera; i giorni di fermo annuale negli anni scorsi sono passati da 75 a poco più di 15 e ci si aspetta un’ulteriore crescita dei volumi nel futuro, ma molto dipenderà dal successo dei nuovi modelli sul mercato; tuttavia da Jesi molte sono le esportazioni per l’America e quindi eventuali problematiche potrebbero derivare da sconti commerciali tra USA e UE; continuerà in ogni caso la tendenza ad allocare a Jesi nuovi trattori medi e a cedere quelli di gamma inferiore.
Lo stabilimento di Modena conserverà l’attuale missione produttiva e tale conferma viene comprovata da recenti investimenti e assegnazioni produttive. In continuità a quanto fatto negli ultimi anni, c’è l’idea di concentrarsi sempre più sulle trasmissioni, la cui crescita comporterà però il parallelo disimpegno sui componenti ritenuti meno profittevoli, come le cabine.
A San Matteo viene confermato il centro di eccellenza ingegneristico. Eventuali ricadute dello spin-off sugli uffici Iveco saranno oggetto di specifica attenzione, ma si escludono azioni drastiche o traumatiche.
Infine non sono previsti cambiamenti nel piano industriale né interferenze fra il progetto logistico di San Mauro e il magazzino di Modena.
Le maggiori incognite per tutto il settore secondo la Direzione aziendale sono comunque determinate dalle tensioni geopolitiche che nel recente passato hanno modificato il mercato agricolo in modo repentino e inaspettato.
Come sindacato accogliamo con soddisfazione che quello presentato oggi sia un piano espansivo con ricadute potenzialmente positive anche per l’Italia. Siamo consapevoli che il suo successo sarà determinato da quello dei nuovi trattori in fase di lancio, ma presteremo la massima attenzione sugli aspetti più delicati, per verificare che accada in concreto ciò che oggi la Direzione aziendale ci ha dichiarato: che a Modena il calo di volumi dei componenti più poveri avvenga davvero solo a fronte di incrementi delle trasmissioni; che a San Matteo non ci siano ricadute negative per la creazione del polo logistico di San Mauro; che a Jesi la semplificazione della gamma non produca cali di produzione. Siamo sicuri che la professionalità italiana contribuirà al successo del piano 2020-2024, per arrivare all’auspicata definitiva saturazione di tutti gli stabilimenti.