Il piano industriale di FCA per l’Italia non verrà stoppato ma è in corso una sua revisione in seguito ai cambiamenti nelle condizioni di mercato, generati dall’introduzione dell’ecotassa con la manovra di bilancio a fine anno. In sintesi è quanto dichiarato dall’amministratore delegato di FCA Mike Manley al Salone dell’Auto in corso in questi giorni a Detroit. “Quel piano – ha dichiarato Manely – è stato realizzato prima che l’ecotassa sulle auto venisse introdotta in Italia”. Da allora “il contesto è cambiato il piano sarà rivisto”.
“L’introduzione, da parte di questo Governo, di una tassa sulle auto a combustione in base alle emissioni di Co2, avvenuta con la manovra di bilancio di fine 2018, come primo e immediato effetto pregiudica la realizzazione del piano industriale FCA per l’Italia, presentato il 29 novembre scorso, sia per quanto riguarda gli investimenti previsti sia per il target occupazionale – denuncia il Segretario Generale AQCF-R Giovanni Serra. Si tratta di un programma di investimenti da 5 miliardi di euro, previsto in Italia dal 2019 al 2021 per la produzione di auto ibride ed elettriche su tutta la gamma (https://aqcf.it/fca-italia-presentato-il-piano-industriale/).
Nelle scorse settimane avevamo già denunciato con forza le criticità di questo provvedimento governativo che aumenta la tassazione sull’acquisto in Italia di vetture prodotte da FCA. In diverse occasioni e sedi – tra cui nella recente audizione di AQCF-R in Commissione lavoro alla Camera dei Deputati – avevamo denunciato il rischio di un effetto negativo sui volumi produttivi e di conseguenza sui lavoratori di FCA e dell’indotto, che potranno essere soggetti a un maggior utilizzo degli ammortizzatori sociali, oltre che la possibilità di mettere in discussione i nuovi investimenti previsti dall’Azienda in Italia.
È necessario che il Governo riveda al più presto il provvedimento, nella consapevolezza che il nostro Paese necessita piuttosto di fare sistema su interventi, ad esempio in infrastrutture per avviare la produzione delle auto elettriche italiane – ribadisce il Segretario Generale. Forzare i tempi su questo processo prima che la produzione sia avviata nelle fabbriche italiane, avrà come unico effetto positivo quello di avvantaggiare i competitors esteri, a danno dei lavoratori e dell’economia italiana che ha nell’automotive una quota importante del Pil”.