La sociologia del lavoro utilizza concetti come “Classe creativa” o “Lavoratori della conoscenza” o anche “Service professions” per raccontare le nuove figure di impiegati, tecnici e quadri che lavorano all’interno delle imprese. Proprio su questi lavoratori si focalizza la ricerca promossa da FIM-CISL e AQCF in collaborazione con il mondo accademico, Centro Studi Lavoro&Società, Lee Hect Harrison per “mettere in movimento le persone, stabilire nuove relazioni, sviluppare la capacità di ascolto e di coinvolgimento, misurare dati qualitativi e quantitativi, provare a individuare piste di azione, immaginare risposte concrete e praticabili”.
Da molto tempo non sono state realizzate in Italia indagini su impiegati, tecnici e quadri all’interno delle imprese, anche se a partire dagli anni Ottanta è in atto una profonda trasformazione dei loro ruoli lavorativi e della loro condizione sociale, le cui direzioni di marcia sono ancora da comprendere pienamente.
L’idea è quella di coinvolgere questa nutrita popolazione di lavoratori in un percorso di “ricerca partecipata” e in totale saranno 25.600 le persone coinvolte nello studio, tra impiegati (amministrativi, tecnici e professional) e quadri dei gruppi FCA e CNHI (~13.600 lavoratori), del gruppo Finmeccanica (~10000), oltre al gruppo General Electric Oil&Gas (~2000).
La metodologia di questa indagine, che si qualifica come ricerca-azione, si basa sulla partecipazione pro-attiva dei rappresentanti dei lavoratori e dei dirigenti sindacali di fabbrica sia nella progettazione che nella realizzazione delle attività; sul rapporto stabile del gruppo di lavoro con il management delle aziende; sul coinvolgimento di interlocutori accademici autorevoli e istituzione di un Comitato tecnico scientifico; e sull’adozione di tecniche di misurazione rigorosa dei risultati, sia qualitativi che qualitativi.
Benchè ci sia consenso tra gli studiosi sulla progressiva centralità nel mercato del lavoro di questa categoria dei lavoratori, le ipotesi sulla prospettiva delle loro condizioni di lavoro non sono solo ottimistiche. Il lavoro degli impiegati, dei tecnici e dei quadri tende a trasformarsi anche per la sempre più rilevante richiesta di skills sociali, ovvero capacità di lavorare in gruppo, di creatività, di rapporti sociali con soggetti interni ed esterni al proprio ambito di lavoro, di “produzione di sé” sul lavoro. Le ricerche sociologiche più recenti tendono a confermare la tendenza verso un maggior peso della dimensione del “saper essere” del lavoro impiegatizio, dei tecnici e dei quadri, e non solo.
Un primo confronto con i rappresentanti sindacali dei vari siti ha evidenziato la necessità che l’indagine analizzi in profondità alcuni aspetti tra cui l’omogeneità o meno della categoria che brevemente riassumiamo in “impiegati-tecnici-quadri”, la possibilità che dall’organizzazione del lavoro (e anche dalla “interpretazione” del lavoro) di questa area di lavoratori possa nascere un paradigma organizzativo nuovo e di conseguenza un nuovo sistema di regole per il lavoro; inoltre lo sviluppo professionale e il patrimonio di competenze di questi lavoratori.
È vero che la parte creativa e “artigiana” delle professioni impiegatizie e tecniche tende a standardizzarsi e quindi l’autonomia nello svolgimento delle proprie mansioni tende a limitarsi e ad aumentare il lavoro di routine?
Come rispondono i lavoratori all’aumento della pressione manageriale e del controllo, o come reagiscono alla percezione d’insicurezza occupazionale non solo per licenziamenti e mobilità che in questi anni hanno interessato un numero notevole di professionals e quadri ma anche retrocessioni e riduzioni dei compensi di cui si parla poco.
Le voci raccolte in 130 pagine di discussioni libere nei focus group saranno l’oggetto del seminario che si terrà domani 28 ottobre a Milano presso Università Bocconi. L’indagine poi proseguirà con un questionario proposto alla popolazione degli oltre 25mila lavoratori dei gruppi partecipanti e sarà realizzata presso il centro di ricerca “Lavoro & Società” del Dipartimento di Sociologia e della Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, diretto dal Prof. Negrelli. Del gruppo di ricerca, coordinato da Anna M. Ponzellini e Serafino Negrelli, fanno parte Alberto Cipriani, Giuseppe Della Rocca, Andrea Signoretti e Maria Pia Peroni, con il supporto di un Comitato tecnico-scientifico.